Il mare in ogni stagione

28 Settembre 2020

Paura

C’è stato un periodo, durato due o tre anni, in cui andare al largo in mare mi procurava un problema enorme. Nuotavo verso l’orizzonte, a una distanza irrisoria dalla battigia, ma più andavo verso il largo e più venivo colto da una sensazione di vertigini piuttosto fastidiosa. Non potevo guardare sotto per la paura di cadere. A volte, nei momenti peggiori di questa sensazione, dovevo affrettarmi a tornare verso riva perché il respiro si faceva affannoso e questo stato d’ansia crescente sembrava prendere il sopravvento.

Così com’è venuta, la paura se n’è andata da almeno un paio d’anni. Senza fare indagini particolari, sentire il bisogno di vedere una persona esperta nel ramo disturbi della mente (era evidente che la causa di questo scompenso fossi io e non il mare) o rivoluzionare chissà quali aspetti della routine quotidiana. Il mare ha aspettato, non ha mai fatto nulla per accentuare questa difficoltà. Quando son stato pronto di nuovo per andare molto al largo era lì, come è sempre stato.

Ignoto

Ignoto

Perfino abbastanza banale associare l’essenza del mare a quel che non si conosce. Basterebbe anche solo ricordare che lui è qui da sempre e chissà quanto a lungo ci resisterà ancora, io ho quasi terminato la mia esperienza qui.
La sua consistenza liquida crea due gruppi umani ben distinti: quelli che si accontentano di frequentarne la parte alta, quella visibile, che arriva al massimo fino a due tre metri sotto il pelo dell’acqua; gli altri che imparano ad andare in apnea o con le bombole. Fino a venti, trenta, quaranta metri. Dove il blu, oltre che colore primario, diventa unico.

Degli iscritti al secondo gruppo potrei stare ad ascoltare i racconti per giorni. Lo faccio ogni volta che posso, guardo le fotografie che scattano persone che non frequento nella vita di tutti i giorni ma per le quali nutro un’ammirazione enorme. Contatti di facebook. Ella, Claudio – hanno nomi e volti. Si percepisce quanto siano legati al mare sotto in quello che scrivono, nelle immagini che condividono.

Record

Da piccolissimo il mare mi sembrava andare piuttosto di moda. A casa mia si parlava spesso di Enzo Maiorca o Jacques Cousteau. Ho un ricordo vivido della famosa diretta televisiva in cui Maiorca cercò di battere il record mondiale di profondità in apnea – cento metri, se non sbaglio, un’eternità.
Ricordo il fotografo Bottesini che si avvicinò troppo durante la risalita, lo scontro tra i due e il bestemmione in diretta di Maiorca, uscito dall’acqua infuriato per aver visto sfumare il suo record.

Maurizio, amico da tanto tempo che non ricordo più quando ci siamo visti la prima volta, racconta della pesca in apnea. La discesa, l’attesa, il nascondino con i pesci, l’indugiare sul fondo del mare fino a che i polmoni non mandino i primi segnali che l’ossigeno sta finendo. Nei suoi racconti il rapporto con il mare e le sue profondità diventano poesia – ascoltarli in riva al mare è un godimento raro.

Mare, Maurizio

Rispetto

E il rispetto verso la popolazione marina che trovo nelle parole di un pescatore come Maurizio fa da contrasto con la frequentazione della spiaggia che mi accoglie da decenni. Spesso si riesce a capire se è passata una barca frequentata da persone che non vorrei incrociare neanche per sbaglio da quel che si trova in spiaggia. Assorbenti, cotton fioc, cartoni e cannucce dei succhi di frutta, tappi di plastica o di alluminio, incarti di merendine.

Che bella gita al mare deve essere stata, chissà il motore quanti cavalli aveva. Poi al ritorno verso casa il bidone della mondezza via in mare, non ci si può mica sporcare le mani e portarlo a riva.
Questo nell’ipotesi migliore. Quella peggiore dice che i rifiuti arrivano da qualche scarico a mare con i filtri non funzionanti, o addirittura assenti.

Ne parlo con Francesco da anni e condividiamo – in modi e tempi diversi – lo stesso riflesso incondizionato. Raccogliamo tutto quello che possiamo dalla spiaggia per buttarlo nel primo cestino che troviamo. Lo facciamo tutti i giorni sapendo che è molto meno di una goccia nell’oceano ma non potendo farne a meno. Uno di quei casi in cui il mare e il suo ambiente ti fanno sentire un essere minuscolo e insignificante rispetto al quadro generale.

E non è che ne scriva perché qualcuno ci noti. Il fatto è che provo ancora molto stupore quando osservo persone bagnarsi in mezzo a buste di plastica e rifiuti vari senza fare storie, ma se arriva una medusa come si lamentano. Come se non fossimo noi umani gli intrusi in quella situazione.

Tomba

Sono anni ormai che buttarsi in acqua per rinfrescarsi o fare una nuotata è sinonimo di enorme privilegio. Per troppe persone questo mare è diventato una tomba. Quali che siano le ragioni, gli interessi sottostanti, le beghe politiche scatenate dagli eventi luttuosi, si muore in mare e io non riesco né ad abituarmi né ad ignorare questo dato di fatto.

Mari Sicuri (per Codici Ricerche)

Ascolto

Dovessi immaginare qualcuno in grado di dare una forma visibile al rapporto che ho con il mare penserei ad Alessandro Ferraro. Sono abbastanza certo, pur non avendolo mai visto con i miei occhi, che passi ore sulla riva con le orecchie e gli occhi ben aperti. C’è mare ovunque nelle sue opere, almeno così le percepisco io.

Collegamenti

La galleria di foto del mare nella pagina fotografia